PERCHè DEDICARE 10 ANNI
PER UNA RICERCA STORICA
PERCHE' ho dedicato 10 anni alla ricerca?!
Pensare che la mia ricerca è cominciata con un intento semplice, quasi personale: ritrovare due nomi perduti nella vastità della guerra. Uno, un parente caduto in Russia. L’altro, un marinaio scomparso nel Mar Mediterraneo. Pensavo di cercare due uomini. Ma durante le mie ricerche presso l’Archivio di Stato di Vicenza, ho trovato molto di più: ho incontrato 11.000 caduti. Undicimila storie spezzate.
Erano soldati delle campagne coloniali in Africa, giovani volontari partiti per la guerra di Spagna, militari travolti dalla Seconda guerra mondiale. Ho trovato partigiani che combatterono e morirono in Francia, e civili italiani deportati nei campi di concentramento e sterminio tedeschi, molti dei quali mai più tornati.
Non ho potuto — e non ho voluto — ignorarli. Ho deciso di trascrivere ogni nome. Ho annotato date, luoghi, frammenti di biografie. Non per fare un elenco, ma per compiere un gesto di memoria. Perché ogni nome è una vita. Ogni vita è un mondo. E ogni mondo merita rispetto.
Il libro che vi presento non è solo un'opera di ricerca storica. È, prima di tutto, un atto civile. Un argine contro l’oblio.
Viviamo in un tempo che tende a dimenticare, a semplificare, a ridurre la complessità del passato a poche immagini. Ma la storia è fatta di nomi. Di padri, madri, figli, sorelle, amici… persone reali, con sogni, paure, desideri.
Scrivere quei nomi è stato come riaccendere una luce.
Perché dimenticare non è solo una colpa: è una seconda morte.
E ricordare, invece, è restituire dignità. È dire: tu sei esistito, tu conti ancora, tu non sei stato vano.
Vi invito a leggere questo libro non come un'opera conclusa, ma come un punto di partenza. Come uno specchio che ci interroga: chi ricordiamo? Chi abbiamo dimenticato? E cosa siamo disposti a fare per custodire la memoria che ci è stata affidata?
Fabrizio Scabio